| (traduzione dell’articolo comparso su Financial Times a firma di Henry Mance)
“Sono un pessimo passeggero”, dice il sei volte campione Slam e bancarottiere, mentre dà la mancia al cameriere dell’albergo e si dirige verso il posto guida della sua Porsche. Ai tempi in cui giocava, era lui a guidare fino al campo e al ritorno. “Puoi immaginarti Djokovic o Federer fare altrettanto?”
Capisco, gli dico, vuoi essere tu in pieno controllo. Lui mi spiega invece che non si sente al sicuro quando è nelle mani degli altri.
Quindi io e Boris Becker ci ritroviamo in macchina a Monaco di Baviera. Un mese prima, la città era coperta di neve e lui era in galera. Ora sia lui sia la città sono quasi libere da ciò che prima li teneva prigionieri.
Parcheggiamo all’esterno degli studi di Eurosport. Il 55enne afferra il corrimano e inizia a salire le scale. Il suo ginocchio sinistro, usurato dagli anni passati a servire alla grande, è ora di metallo. Così entrambe le anche e la sua caviglia destra. Quando passa attraverso lo scanner di un aeroporto c’è un gran chiasso. Lui scrolla le spalle: il corpo gli faceva più male dieci anni fa.
Becker entra nello studio e si siede su un divano grigio. I suoi capelli sono molto corti e le gambe rilassatamente divaricate. Tutti sono concordi, è come se non se ne fosse mai andato. Almeno in quest’angolo della tv, Boris Becker è tornato.
Alcune volte dice che è stato via. Una volta scherza riguardo alla sua “vacanza”. Ma Becker è troppo vecchio per gli eufemismi. È finito dentro, in gattabuia, in prigione.
Nell’aprile 2022, gli sono stati inflitti due anni e mezzo. Non era riuscito a pagare un debito di tre milioni e mezzo di euro. Un tribunale ha stabilito che aveva infranto per quattro volte le leggi, soprattutto nel non dichiarare che aveva la proprietà della casa dove la madre vive e nell’aver effettuato pagamenti personali per 427.000 euro da un business account.
È stato una delle più clamorose cadute di una celebrità. Becker era stato il più giovane uomo a vincere Wimbledon. Ha vinto 25 milioni di euro in montepremi. È stato il più famoso sportivo in Germania e il tedesco preferito degli inglesi.
In qualche modo è passato dal servire di fronte al Royal Box al lavorare per Sua Maestà. Ha fatto un grande casino prima: una multa per tasse in Germania; un bambino concepito mentre sua moglie era incinta e in ospedale; un divorzio da detta moglie; un farsesco tentativo di diventare un diplomatico della Repubblica Centrafricana. John McEnroe una volta disse che nessun altro tennista aveva dovuto gestire tanta fama quanto Becker. Ma nessuno si aspettava che sarebbe finita così.
Poi c’è stata una tregua. A fine 2022, con le prigioni inglesi piene fino all’esaurimento, Becker è stato liberato anticipatamente. È tornato in Germania sul jet privato di un amico. Ma il mistero rimane. Come ci si può infilare in un casino simile? Becker era un grande volto della BBC per Wimbledon: informato, gentile, educato. Era tutta una finzione?
Ha acconsentito a parlare con il Financial Times, per la sua prima intervista inglese da quando è stato rilasciato. Indossava lo stesso berretto da baseball che aveva in tribunale. Inquadra il suo ritorno a Monaco come un avvertimento per il principe Harry: “Non dimenticare da dove vieni, perché un giorno potresti aver bisogno di tornarci. E i matrimoni non durano per sempre”.
Quando il lavoro giornaliero di Becker è finito, andiamo in macchina a un ristorante bavarese. Dice che probabilmente è il ristorante in cui ha mangiato più volte in vita sua. Fa strano tornare qui?
“No, a sorpresa la sento come una cosa normale. In prigione non ho avuto troppi flashback”, dice con calma. “Dicono che dopo un certo numero di anni il passato ti tormenta mentalmente. Ma sono stato dentro otto mesi e sei giorni, forse troppo poco”.
Inizio a chiedergli del passato. “Che cosa ordiniamo?”, chiede. Scherziamo sulla dieta di Djokovic, il cui coach per tre anni è stato proprio Becker. “La seguiva davvero in modo estremo, tanto che a volte gli dicevo: devi mangiare qualcosa, non puoi vivere solo con l’aria”.
Ci viene data un’area privata, con dei pannelli di legno. “La cella non è troppo più grande di questa sala”, dice. Il giudice che ha inflitto la pena a Becker disse che lui non aveva manifestato segnali di rimorso per quello che aveva fatto. Ora Becker ha un tono differente. “Sono consapevole che mi è stata data una seconda chance”. Si sente lusingato del fatto che Eurosport, Puma e altri partner sono rimasti al suo fianco.
Dentro, ha imparato ad accettare le cose: “Se ti guardi troppo indietro, ti butti giù, accusi la corte o il giudice o Dio o chissà chi, non avrai un grande sollievo. Nel tennis la cosa più difficile è dimenticare il doppio fallo che hai appena fatto o le opportunità perse, molti giocatori non ci riescono. Solo i più bravi riescono a cancellarli dalla testa e guardare avanti alla prossima opportunità. Questo è quello che sto facendo”.
Come ha imparato ad accettare quanto accaduto? “La HMP Wandsworth è una merda. Un posto pericoloso. Dopo la prima settimana ho realizzato che lì si pratica la sopravvivenza, e che se sprecavo energie a pensare al passato, era finita. Avevo bisogno di ogni singola energia mentale per riuscire a sopravvivere ogni singolo giorno. Così non sono impazzito. Il momento in cui arrivano con le chiavi tuttavia lo senti, è un momento che non scordi più”. Ma soprattutto, “Bisogna ammazzare il tempo. Nel mio caso, mentalmente sono abbastanza forte. Ho una buona immaginazione e una buona memoria. Davvero, abiti nella tua testa quando sei dentro”. Si è tenuto occupato pensando a cosa avrebbe fatto se non fosse lì.
La sua fiducia in sé stesso può anche spiegare la sua caduta. Becker ha divorziato dalla prima moglie, Barbara, nel 2001, poco dopo il suo ritiro dal tennis. Si è accordato per un divorzio molto costoso, in più c’erano i milioni da assicurare per la figlia Anna, più altri 6.5 milioni che sono serviti per risolvere il contenzioso col fisco tedesco. Dieci anni più tardi però ha iniziato a saltare i pagamenti – quelli al parrucchiere della seconda moglie Lilly, quelli ai giardinieri della sua villa spagnola, quelli per i propri figli.
Ha ottenuto un prestito di emergenza dal milionario John Caudwell, ma non è riuscito a restituirlo in tre mesi. Il tasso di interesse è salito al 25 per cento. Non ha ipotecato abbastanza velocemente una proprietà. “Non è uno che sa cosa fare quando si parla di finanza”, dice il suo avvocato. Nel 2017, Becker è stato dichiarato fallito. I suoi debiti totali erano di 50 milioni di sterline.
“Pensi che le cose siano scontate negli anni, ti piace ascoltare più le persone che ti adulano di quelle che ti criticano”, dice Becker. Ma rimane fedele alla sua linea. La sua condanna è stata “una stupidaggine. Si è trattato di ingenuità, di cattivi consigli. Non c’erano cattive intenzioni. Non ho nascosto soldi sotto al letto. Non ho nascosto soldi in conti esteri. Ma c’è una cosa che ho imparato: devi prenderti cura delle tue cose”.
Becker è stato trattato bene in galera? Lui sospira. “Se il mio nome fosse Peter Smith, e non avessi vinto Wimbledon a 17 anni, l’accusa non mi avrebbe perseguito con 29 capi di accusa (è stato assolto dalla maggior parte di essi, compresi uno collegato all’aver nascosto i suoi trofei di Wimbledon). Ero uno dei loro casi più noti. Ma se non avessi fatto gli errori che ho fatto, loro non avrebbero avuto un obiettivo”.
Secondo alcuni articoli Becker ha ricevuto un trattamento speciale in prigione, come la possibilità di bere il tè con le guardie. “Spazzatura totale”. Ha intrapreso azioni legali contro chi ha detto che se l’è cavata con poco. “Sì, ho ottimi legali specializzati nei media e sì, ho fatto causa a un paio di giornali, ma è abbastanza!”.
Inizio a mangiare i miei antipasti. Becker addenta un’insalata. A Wandsworth, ha trovato lavoro come insegnante di matematica e inglese. Questo lo ha autorizzato a uscire dalla cella per cinque ore al giorno, “che è quello che vuoi, perché dentro la cella si muore”. Dopo due settimane gli è stato detto che, in quanto straniero, sarebbe stato deportato all’estero. Quindici giorni dopo, gli è stato detto che lo avrebbero trasferito alla prigione di Huntercombe, in Oxfordshire, iniziando da zero. “Non avevo un lavoro dunque rimanevo in cella 22 ore al giorno. C’è un sacco di rumore fuori. La gente che urla, che sbatte le porte, musica. Ero circondato da assassini, spacciatori di droga, rapitori. Te li ritrovi nella stanza accanto. Non è che perché hai fatto reati economici, allora sei in un’altra sezione. All’inizio sei anche spaventato, perché magari trovi uno che ha ammazzato due persone con le sue mani e si deve fare 18 anni ancora. Immagina! Invece diventa il tuo socio. Ho sentito che nelle prigioni in Germania le cose vanno diversamente”.
Per mesi, Becker non poteva chiamare i suoi figli in Germania. Alla fine, ha trovato un lavoro come insegnante di scienza e filosofia, in particolare sullo Stoicismo. Pensa, Becker, che la prigione riabiliti le persone? La risposta è secca: “No”. Tante persone hanno mostrato simpatia per Becker. Il manager del Liverpool, Jurgen Klopp, ha voluto visitarlo, ma in prigione c’era paura per la sua sicurezza. Djokovic ha dato alla compagna di Becker, Lilian Monteiro, e ai figli biglietti per le sue partite.
Ha ricevuto dozzine di lettere scritte a mano, compresa una di tre pagine da Michael Stich, lo storico rivale di Becker. “
Mi sono sentito riscaldare il cuore. Mentre le leggevo, piangevo. L’uomo che ho sempre odiato che mi ha scritto la più bella lettera mentre ero in galera!”
Le lettere gli hanno fatto pensare: “Sì, ho fatto degli errori, ma devo anche aver fatto delle cose buone”. Becker ha detto a Lilian, figlia dell’ex ministro della difesa di Sao Tome e Principe, che avrebbe capito se l’avesse lasciato. “Le ho detto: sei molto più giovane di me, non devi aspettarmi. Ma lei ha detto: siamo una squadra, supereremo questo insieme… Diciamo che in questi casi scopri chi ti ama davvero”.
Becker rifiuta di raccontare come l’ha conosciuta. “Forse in passato sono stato troppo aperto riguardo la mia vita privata. Quindi le ho promesso: nessuno saprà come ci siamo conosciuti, perché lei non è una personalità pubblica. Lei ha un paio di lauree, è una donna intelligente. Non so cosa diavolo ci faccia con me, ma deve amarmi davvero”. Lilian, 32 anni, è “la mia partner per la vita”.
La religione ha aiutato Becker, inoltre. “Là dentro sono diventato molto più credente di prima, questo ti aiuta a non diventare un criminale”. Lo studio della Bibbia il venerdì pomeriggio era un momento saliente. Nei suoi giorni migliori, quelli degli hotel di lusso, Becker doveva prendere pillole per dormire. Ma in prigione, anche se “il materasso era il più piccolo che ho avuto in vita mia… Dormivo bene. Forse avevo bisogno di dormire”.
Ora mangia una bistecca di tonno, mentre io mangio sugo di verdure con sedano. Riguardo al volo privato, Becker insiste: “Le autorità volevano sbarazzarsi di me, perché non tutto quello che accade in prigione è legale. Se ci sono troppi occhi su Huntercombe o Wandsworth, non è buono per la prigione”. A cosa si riferisce? “Non te lo posso dire. C’è una legge non scritta per cui non ne puoi parlare”.
Gli chiedo dei figli, e per la prima volta si destabilizza. I suoi occhi si arrossano. Era solito parlare al suo figlio più grande, il 29enne Noah, in inglese, per isolarlo rispetto ai media tedeschi. Ma non c’era modo di isolarlo quando lui e suo fratello Elias lo visitavano in prigione. “Erano spaventati. E hanno visto che io non lo ero… In qualche modo ora ho più credibilità nei loro confronti”. Il più grande cambiamento è stato con Anna, oggi una modella ventiduenne. “Ho dovuto finire in galera per riuscire a parlarle ogni weekend”. Perché prima non parlavano? “Forse ero troppo timido, o forse lo era lei, o io mi sentivo in colpa, o lei non si sentiva a suo agio nel parlarmi. Non so”. Si tratta di un “cambiamento permanente”. Anna compare nella versione tedesca di “Strictly Come Dancing” [lo show che in Italia si chiama “Ballando con le stelle” n.d.r.]. “Abbiamo parlato di quanto guadagna, si è fidata dei miei consigli sul come bluffare”.
Ma il suo quarto figlio, il 13enne Amadeus, vive con la madre Lilly a Londra, dove Becker non può andare. “Sì, è dura… Ma parliamo su FaceTime un giorno sì e uno no”. Lilly di recente lo ha accusato di essere un “diavolo” per non aver pagato il supporto per i figli. Becker insiste che lui “non è autorizzato” a pagare a causa delle restrizioni cui è soggetto. E il comportamento di Lilly, dice lui, “è davvero poco carino”.
Come lo chiamano i suoi figli? “Papà”. E la sua carriera da tennista? “Non gli interessa”.
Prima di incontrare Becker, ho guardato il filmato della finale di Wimbledon del 1985, gustandomi appieno le sue volée in tuffo e tutte le emozioni che quel match regalò. Dopo aver vinto, un intervistatore a bordo campo mi chiese: “Diamo un’occhiata a quelle ginocchia! Un torneo è mai stato vinto prima grazie alle ginocchia di un giocatore?“. Il ragazzo della piccola città di Leimen era diventato di dominio pubblico.
“Mi vengono ancora oggi i brividi. Quella favola di Wimbledon – un vero e proprio prodigio – che storia incredibile. Ma ormai è finita, e non sono triste per questo. Così come non lo sono per tutto ciò che accadde quel giorno, era impossibile essere totalmente all’altezza. Inoltre a distanza di tanto tempo, mi posso ritenere sollevato dal non dover rivivere certe sensazioni: qualsiasi cosa riuscii a compiere dopo il mio primo titolo a Wimbledon da diciassettenne veniva sempre paragonata a quel trionfo ma era impossibile ripetere qualcosa di simile. Quindi tutto veniva un po’ sminuito perché ero stato dipinto come un prodigio. Ho dovuto perciò semplicemente accettare questa situazione: la vittoria a Wimbledon era alle spalle, apparteneva al passato. Arrivai, dopo queste percezioni negative vissute ad avvertire dentro di me unicamente il bisogno di essere lasciato in pace. Volevo convincere tutti quelli che mi criticavano che non ero stato un prodigio, non volevo essere il migliore, pur di liberarmi del peso di quel costante confronto; ma allo stesso tempo volevo dimostrare che non ero neppure il peggiore. come loro credevano, visto che non stavo soddisfacendo le loro aspettative“.
Dopo aver vinto Wimbledon per la prima volta, Boris mantenne il titolo anche l’anno successivo: “Il secondo trionfo è stato un risultato molto più grande ed importante, ma per gli altri ha avuto un valore minore!“. Grazie a quel secondo successo londinese, divenne numero del mondo superando Ivan Lendl. “La gente dimentica a volte che per diventare il numero uno, deve possedere un po’ di sana arroganza. Devi essere un po’ pazzo e fare cose fuori dalla norma, altrimenti non puoi raggiungere un obbiettivo così prestigioso. Per vincere Wimbledon a 17 anni e poi ripeterti l’anno dopo a 18, devi essere pazzo e ed incredibilmente consapevole dei tuoi mezzi oltre che sicuro di essi per pensare di poterlo fare. Quindi sì, mi definirei un po’ pazzo“.
Dopo aver trovato il successo, Becker trovò anche la conquista sentimentale del cuore delle donne – e inevitabilmente smarrendo parte della concentrazione che lo sport professionistico ai massimi livelli richiede. Le cose si sarebbero sviluppate in maniera differente e dunque evolute positivamente per la sua carriera, se avesse vinto il suo primo titolo Slma quando aveva 20 o 23 anni e perciò ad un’età più matura per affrontare tutto ciò che deriva da un successo di tale portata. Ma aldilà di questo, non ha mai – e mai avrebbe avuto – la spinta motivazionale implacabile che ha invece alimentato per loro intera carriera Nole Djokovic, Rafa Nadal e Roger Federer. “Anche se fossi stato in grado di vincere 22 Slam, perché avrei dovuto farlo?“. Il tennis, all’epoca, non era ritenuto abbastanza per il figlio di un architetto. “A volte non davo il massimo perché semplicemente non ne valeva la pena“.
In che modo avrebbe sfidato e si sarebbe confrontato con Djokovic, Federer e Nadal? “Li avrei affrontati in maniera non politicamente corretta e anticonvenzionale, cosa che ormai è pienamente desueta nel tennis attuale: gli avrei sfidati negli spogliatoi avrei con un commento sulle loro mogli”. Funzionava così, seguendo questo modus operandi quando si confrontava con i suoi rivali, come McEnroe, Lendl o Pat Cash. Scontri che erano “più personali. Dovevate separarci perché altrimenti nello spogliatoio partivano pugni“. I giocatori di oggi sono troppo rispettosi dei loro avversari, dice Boris: “Perdono prima di ancora di entrare in campo! Al termine di ogni partita, tutti si abbracciano. Da quel gesto prima si capiva chi aveva vinto e chi aveva perso. Ora invece non sai chi sta vincendo o chi sta perdendo“.
A questo punto porta la nostra chiacchierata sul tema dei guadagni, e quindi del denaro. Che fine ha fatto e perché ha avuto tutti questi problemi con il fisco? “Non ho mai guadagnato tanto quanto è stato riportato dai media e dai giornali negli anni passati. Basta semplicemente andare a guardare a quanto ammontavano i premi in denaro durante la mia carriera da tennista. 25 milioni di dollari prima che si abbattessero le tasse e i costi extra!” Il suo avvocato ha diversamente dichiarato che in realtà i suoi guadagni in carriera siano assimilabili all’incirca alla cifra di 50 milioni di dollari.
“Non sono stato negligente. Ho fatto anche buoni investimenti, ad esempio nel settore delle concessionarie di automobili, nel settore immobiliare. Sono arrivato ad un certo punto, dove però ero povero di liquidità ma ricco di beni. E in quella situazione, basta un divorzio e poi un altro ancora che il tutto rapidamente si capovolge a tuo sfavore. Non è che io spendessi tutti i miei soldi per acquistare Ferrari e Rolex d’oro. Non è stato così, perché alla fin fine non avevo sufficiente liquidità. Avevo molte entrate, ma allo stesso tempo altrettante spese. Ho dovuto finanziare tre famiglie“.
Dopodiché mi dice che il suo vero sogno era diventare miliardario e poter comprare una squadra di calcio. Inoltre nega le notizie secondo cui avrebbe perso 10 milioni di sterline investendo nel petrolio nigeriano. Ha poi investito denaro acquistando anche 12 ville a Maiorca, e speso 22.000 sterline (circa 25.000 euro) al mese per affittare una casa a Wimbledon durante il periodo del torneo. Era pure, stando alle sue parole “forse troppo generoso” con i regali. Durante il suo processo, è stato visto entrare con tanto di completo Harrods. “La foto fatta uscire sui media è stata in realtà erroneamente spacciata per qualcosa che non era travisando la verità Mi stavo semplicemente nascondendo dai paparazzi. Non ho mai fatto acquisti da Harrods.“.
Per quanto riguarda i pagamenti non autorizzati per i quali è stato condannato, afferma “ho usato quei soldi per pagare il mantenimento dei miei figli e della mia ex moglie, e sostenere mia moglie in quel momento che aveva necessità di liquidità per pagare l’affitto e la parcella del mio medico per l’intervento chirurgico al ginocchio a cui mi ero sottoposto. Infine anche per onorare la parcella del mio avvocato, il quale mi aveva assicurato che io potessi farlo senza incorrere in sanzioni”.
“Il sistema giudiziario britannico è brutale – per tutti! E non ha fatto eccezione per me. Ho rimborsato i 16 milioni di euro per il mancato rimborso di un prestito da 3,5 milioni di euro. Non chiedermi però la mia opinione perché potrei essere arrestato di nuovo se dico quel che realmente penso sull’accaduto. . . Ho perso la mia casa in Germania, il mio appartamento a Londra e la mia casa a Maiorca“.
Ha imparato la lezione? “Quali lezioni dovrei imparare? Che avrei dovuto e devo prestare più attenzione al modo in cui gestivo e gestisco i miei soldi. Sì, certamente. Avrei dovuto avere consulenti migliori? Sì… Quando era il miglio tennista del mondo, chi ascoltavo nei momenti difficili delle mie partite? Ascoltavo me stesso. Inizierò, quindi, a riascoltare esclusivamente il mio buon senso, come accadeva quando era più giovane lontano anni luce dal successo, invece che avere queste decine di consulenti e avvocati che mi hanno fatto solo sprofondare negli abissi. Questo perché in realtà, che ci crediate o meno, mi ritengo abbastanza bravo con i numeri Ad esempio mi sono reso perfettamente conto della cifra che ho dovuto sborsare al mio avvocato per difendermi dalle accuse giudiziarie ricevute e che ho dovuto affrontare. Il risultato finale qual è stato? Dover scontare un periodo di prigione”.
Ha dovuto affrontare 24 accuse, non 29 come riportato da molti, e ha dovuto trascorrere sette mesi e 17 giorni in carcere. È Lilian – l’attuale moglie – ora al comando di tutto? Prima di rispondermi lo vedo contorcersi in viso. “Permetto a lei di essere responsabile perché ha dimostrato di esserne all’altezza. Se avessi avuto questa donna durante la mia carriera, molto probabilmente avrei vinto di più di quello che in realtà ho ottenuto perché mi avrebbe guidato assicurandosi che fossi affamato al punto giusto quando avrei dovuto esserlo“.
Nel 2022, il suo avvocato ha sostenuto che Becker non possedeva “letteralmente nulla” e che non aveva nessuna possibilità di ricostruire la sua carriera imprenditoriale. I tempi sono però cambiati. Si metterà definitivamente alle spalle quest’anno la bancarotta, anche se è tutt’ora in ritardo di circa 400.000 sterline (circa 450.000 euro) sui pagamenti concordati al fiduciario. “Posso nuovamente accumulare denaro? Sì“. I suoi nuovi consiglieri “vedono che il brand Boris Becker è probabilmente più caldo ora di quanto non lo sia mai stato per molto, molto tempo“.
La prigione può essere un punto e virgola, non un punto, proprio come lo è stato per il guru della TV americana Martha Stewart. Boris non ha mai preso in mano una racchetta da tennis dal suo rilascio: “Gioco solo quando è assolutamente necessario.” Evita anche di commentare il tennis femminile, per timore di fare una gaffe. Ma ama lo sport e ama la TV. “Sono già in trattative per fare una serie di talkshow. Boris Becker incontra Arnold Schwarzenegger o Mike Tyson o ancora Michael Jordan.” A proposito di televisione e programmi tv, Apple TV+ trasmetterà presto in streaming un documentario sulla sua vita, diretto da Alex Gibney.
Gli piace anche parlare e discutere di politica. Critica i fallimenti dei parlamentari britannici, incluso Nadhim, e gli affari fiscali di Zahawi. “Devono essere più responsabili delle loro azioni!” esclama, fra l’altro, senza apparente ironia. Padre di quattro figli di etnia mista, Becker ha parlato a lungo del tema riguardante il razzismo. “Ho incontrato molti razzisti in prigione, veri e propri nazisti. Quindi uno dei miei compiti era quello di spiegare ad un razzista il perché sia completamente sciocco pensare che una persona bianca sia migliore a priori di una persona nera. Veniamo tutti dal continente madre africano, quindi tecnicamente chiunque – anche gli stessi razzisti – è allo 0,01 centesimo nero. È tutto qui il punto, questo è il discorso relativo al razzismo“.
“Dovremmo stare tutti molto attenti al modo in cui trattiamo gli stranieri. . . Non siamo tutti un po’ stranieri in realtà?” Bisogna riconoscergli un buon talento da comunicatore e commentatore nel rendere profondo tutto ciò che dice.
Per ora, però non può commentare a Wimbledon. “Mi piacerebbe tornare. . . Sono in contatto con i ragazzi, i quali mi rivogliono dentro, quando mi sarà permesso di tornare. Questo certamente non succederà quest’anno. . . La porta per il futuro invece non è definitivamente chiusa“.
Potrebbe richiedere un permesso speciale per rientrare nel Regno Unito, ma dice di essere preoccupato a ritornarci. La paura di finire di nuovo in prigione? “Dato che sono in licenza fino ad ottobre 2024, rischierei. . . Ci sono lì persone a cui non piaccio… Se si verificasse una situazione sfortunata, al pub, o a causa di incontro fortuito con l’ “amico” di turno sbagliato, oppure ancora se all’improvviso l’ex moglie dovesse impazzire. Tutto può accadere. Tutti mi dicono: Boris, non rischiare”. Mi chiedo se però la sua vera paura sia essere evitato dall’All England Club. Ma lui insiste: “La vita in prigione è una vita di m…, e non voglio ritornarci“.
Becker ha avuto una seconda possibilità dopo il suo caso fiscale in Germania. Perché questa volta dovrebbe essere diverso? “Ancora una volta, dobbiamo chiarire prima di tutto di cosa si tratti. . . Tutti devono combattere con le tasse. E più soldi hai, più diventa complicato“. Si ritorna poi a parlare di 2022, ora lo fa con un atteggiamento meno contrito. “I giurati . . . metà di loro avevano meno di 30 anni, non credo che capissero veramente questa cosa. Questo caso non gli poteva in alcun modo riguardare“.
Cerco di pagare il conto e continuare la conversazione, ma calcolo male e finisco per dare una mancia a Becker del 30 per cento. Fallimento: è più facile di quanto si possa pensare. Sono stato con Becker, seppur ad intermittenza, per otto ore. È più facile parlare con lui che con quasi tutte le altre celebrità che ho incontrato in passato. Appare sincero e libero da qualsiasi freno inibitorio. Ma allo stesso tempo è anche sfuggente. In campo, odiava perdere. Se è visceralmente addolorato dalle sue recenti sconfitte, lo nasconde bene. “Accettazione, accettazione, accettazione”, il suo mantra.
La cultura delle celebrità genera storie di redenzione: rimorso lacrimevole, verrebbe da dire. Ma mi colpisce che Il tennis abbia insegnato a Becker un’altra opzione: la redenzione per amnesia. Puoi immergerti nel passato per una volée in tuffo e, che tu ce la faccia o meno, la folla applaudirà. Puoi essere un set sotto, due set in svantaggio. Ma sarai sempre in grado di ribaltare il match, anche se non giochi meglio del tuo avversario; puoi sempre migliorare. Becker annuisce. “Sono ancora in gioco. Basta solo giocare meglio. Devi solo giocare meglio“.
La fiducia in sé stesso è la sua vera forza. La fiducia in sé stesso è stata però anche la sua debolezza. Conquisti il mondo a 17 anni, e credi di non avere limiti. Torniamo alla Porsche, e lui consegna un’altra mancia. Questo è il suo suggerimento, prima di essere in procinto di salutarci, da riservare al parcheggiatore dell’hotel. Devo essere sincero, mi è enormemente piaciuto aver potuto fare un giro nella Porsche di Boris Becker.
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